NOTA STAMPA SULL’EOLICO

Ci preme condividere le nostre considerazioni in merito all’accordo raggiunto in sede di Conferenza Unificata sul Decreto Interministeriale che detta le regole generali a cui le Regioni dovranno attenersi per l’individuazione delle cd aree idonee e aree non idonee all’installazione di impianti di energia rinnovabile.

© foto: Andrea Deidda

Indice del post

Il decreto interministeriale

L’emanazione del Decreto Interministeriale non è una concessione dello Stato e tantomeno una nostra conquista di questi giorni. Semmai si tratta dell’adempimento di un atto di Governo, arrivato colpevolmente in ritardo di anni, e che ha dato spazio all’enorme quantità di richieste di autorizzazioni di nuovi impianti che oggi minacciano la nostra isola.
Il Decreto è stato approvato con alcune modifiche rispetto al testo circolato nei giorni precedenti. Oggi ci viene entusiasticamente presentato come una grande conquista: finalmente “la Regione potrà esercitare la sua autonomia nel decidere come e dove prevedere gli impianti”. Purtroppo, occorre dirlo, non è così: non tutte le modifiche ci paiono positive e, la più importante, quella riguardante il destino delle domande in corso di autorizzazione, ci pare una finta modifica che lascia le cose invariate.
Alcuni punti meritano di essere chiariti:
Insomma, stiamo parlando di un semplice Decreto Interministeriale che non modifica i rapporti di forza, ovvero le rispettive competenze dello Stato e della Regione stabilite dal Decreto Draghi. Nulla cambia sul punto fondamentale della questione: a chi spetti il compito di governare la transizione energetica in Sardegna.


Sollevare il livello del controllo

Non dobbiamo lasciarci ingannare o accettare di portare l’intera questione ad un livello normativo di dettaglio (quale è un decreto interministeriale). La questione è molto più importante e va impostata sulla base di quanto previsto dalle norme Costituzionali e Statutarie.

È necessarie presentare una posizione Sarda ampia, solida dal punto di vista normativo, articolata come segue:
a. specificare con norma di attuazione il significato e la portata dei nostri poteri concorrenti in materia in attuazione dell’art.4 dello Statuto;
b. valorizzare l’art.5 del nostro Statuto quando recita che le norme dello Stato possono essere adattate alle specificità della nostra Regione:
la Sardegna essendo un’isola è una rete energetica isolata, collegata alla rete nazionale solo marginalmente attraverso i cavi SACOI e SAPEI, a cui si aggiungerà il Tyrrhenian Link. Queste infrastrutture di collegamento risulterebbero insufficienti per soddisfare la necessità di esportare l’energia prodotta dagli impianti che si intenderebbe installare per arrivare ai 6 GWp previsti dal decreto. E, poiché il decreto, come detto, non fissa un massimo di potenza installabile, se, ad esempio, dovessimo arrivare a installare impianti per 20 GWp saremo costretti a costruiti altri dieci Tyrrhenian link.
Non si tratta quindi di una generica e ideologica rivendicazione dell’insutarità ma di un fatto tecnico oggettivo. Pertanto è evidentemente necessario adattare alle specificità regionali, ai sensi dell’art 5 del nostro Statuto, l’attuale sistema normativo.

Dobbiamo stare ben ancorati al principio che vede la transizione energica come una questione fondamentale per il futuro della nostra Isola e non può essere quindi governata da un Decreto Interministeriale, ma sulla base di una trattativa con lo Stato, fondata su Costituzione e Statuto, attraverso cui:
a. concordare sull’effettiva necessità di una veloce e condivisa transizione energica;
b. condividere un nostro ragionevole contributo alle necessità energetiche nazionali, evitando però l’imposizione di nuove e pesantissime servitù;
c. perseguire in maniera convinta la transizione energetica come strumento di salvaguardia ambientale, ma allo stesso modo bilanciarla con altri valori ambientali quali la difesa del patrimonio forestale, la difesa del suolo agricolo e non perseguirla in contrasto con i valori del paesaggio e dei beni culturali;
d. concepire una transizione energica, necessaria e ricca di opportunità, che sia compatibile con la nostra idea di futuro, contenuta nel Piano Regionale di Sviluppo e nei tanti piani territoriali promossi dalle comunità locali.
Compatibile, quindi, con la nostra idea di turismo sostenibile, di agricoltura di qualità (su cui abbiamo competenza primaria), di sviluppo locale (legato alla relazione tra paesaggio agricolo, cultura, tradizioni, ospitalità) etc.


Una proposta operativa

Che fare, quindi?
Approvare immediatamente seguenti provvedimenti:
a. Legge sulle aree idonee e non idonee, utilizzando, in via provvisoria, il precedente atto sulle aree idonee e la delibera della Giunta Solinas sulle aree non idonee;

b. Legge quadro sull’energia con la quale:
⁃ prevedere l’aggiornamento del Piano Energetico sardo, fissando il tetto massimo di energia elettrica da FER installabile in Sardegna da qui al 2030 e la ripartizione tra i Gw destinati all’autoconsumo interno, i Gw destinati all’esportazione attraverso i cavi esistenti e i Gw che rimarranno in Sardegna gestiti per utilità pubbliche;
⁃ costituire la società energetica sarda cui affidare in riserva e ai fini di utilità pubblica la gestione di una quota parte di energia.
⁃ Prevedere il sostegno alla costituzione delle comunità energetiche locali, territoriali o regionale.

c. Il Piano Paesaggistico delle zone interne, delegando alla Giunta di predisporre quanto necessario per il completamento del lavoro già effettuato nel passato.

In sintesi, si tratta, a nostro avviso, di non guardare la questione energetica da un unico semplice punto di vista (aree idonee e non idonee) ma dotarsi degli strumenti normativi di rango costituzionale capaci di governare l’emergenza ed altrettanto il futuro.

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