Burden Sharing e principio di realtà
Il c.d. Burden Sharing (cioè la ripartizione tra le Regioni italiane della quota parte di GWh prodotti da energia da fonte rinnovabile), ai sensi del D.lgs 199/2021, viene stabilito per decreto interministeriale. Come ho avuto già modo di chiarire, pur essendo assolutamente favorevole ad una veloce transizione energetica, ritengo opportuno che essa sia anche giusta. Pertanto è necessario che la quota di energia da Fonti di Energia Rinnovabili (FER) che la Sardegna è chiamata a produrre venga decisa insieme tra Stato e Regione, e non imposta unilateralmente come troppo spesso ci hanno abituato. Soprattutto non in modo arbitrario, ma tenendo conto del principio di realtà che ci dice che già oggi la Sardegna produce circa il 50% in più rispetto all’energia che consuma e che, del totale consumato (circa 8.000. GWh), quasi il 50% deriva da fonti rinnovabili.
Occorre quindi:
– aggiornare molto velocemente il Piano Energetico Ambientale Regionale;
– rendere evidenti i numeri e su questi concordare una proposta realistica che miri alla totale transizione energetica, ma la renda anche coerente con l’idea di sviluppo che si ha in mente per la Sardegna.
La proposta che dovrà essere recepita nei decreti interministeriali, tenuto conto:
– dei GW destinati all’autoconsumo;
– dei GW destinati all’esportazione in chiave solidaristica;
– dei GW in surplus e del loro utilizzo ai fini di utilità pubblica e in potenziale chiave di attrazione di nuove imprese, al fine di creare nuovi e migliori posti di lavoro.
Tutela dell’Ambiente o Tutela del paesaggio?
La questione relativa alla tutela del territorio agricolo e del paesaggio è di fondamentale importanza e la RAS ha gli strumenti statutari (ex art. 3 lett f) e i riferimenti giurisprudenziali riguardanti il PPR per poterla affrontare con strumenti legislativi ad hoc.
Lo facemmo nel 2006 con l’approvazione del PPR dopo aver adottato, il 10 agosto 2004, una delibera di Giunta intitolata Provvedimenti cautelari e d’urgenza per la salvaguardia e la tutela del paesaggio e dell’ambiente in Sardegna, in forza della quale, ai sensi dell’art. 14 della Legge urbanistica n. 45 del 1989, sospendevamo e bloccavamo ogni intervento edilizio sulle coste sarde per un periodo pari a tre mesi, in attesa di legiferare sulla base di dati precisi.
Tuttavia, l’interesse che allora tutelammo “quello del paesaggio”, in ragione di una nostra competenza statutaria specifica, non era oggetto della necessità di bilanciamento con altri interessi costituzionalmente rilevanti e confliggenti.
Questa è la ragione per cui quei provvedimenti e, infine, il PPR, hanno resistito ad ogni attacco giudiziario.
Oggi, pur condividendo da sempre l’urgenza di estendere a tutto il territorio regionale le previsioni del PPR, credo sia sbagliato ridurre tutta la questione alla contrapposizione tra tutela dell’ambiente e tutela del paesaggio.
Tutte le recenti sentenze della Corte Costituzionale che hanno dichiarato illegittime le leggi di altre Regioni basate unicamente sulla tutela paesaggistica ci dicono che nella contrapposizione tra la tutela del paesaggio e la tutela dell’Ambiente (entrambi contemplate all’articolo 9 Cost) prevale il principio fondamentale di tutela dell’ambiente, e quindi il principio di massima diffusione degli impianti.
Il già citato articolo 145 c3 del Codice del paesaggio non può porsi in preminenza rispetto alle Direttive europee e agli atti normativi nazionali che ne costituiscono diretta applicazione.
Infine, focalizzandoci sull’unico punto della tutela paesaggistica, resterebbero inesplorate le possibilità che lo Statuto vigente ci offre e per le quali credo valga la pena di lottare per una loro affermazione concreta
Sole, acqua, vento BENI COMUNI
Ho detto e scritto più volte che le risorse da cui possiamo ottenere energia pulita per un tempo inesauribile sono Beni Comuni e come tali, anzitutto, vanno trattati.
Ecco perché, pur nel rispetto della normativa europea e nazionale sulla libertà di concorrenza, ritengo fondamentale che il Governo Regionale introduca in Legge la possibilità di dare attuazione all’art. 43 della Costituzione, costituendo la Società Energetica Sarda, alla quale destinare una riserva di produzione di energia da fonti rinnovabili ai fini di utilità pubblica. Lo stesso art 43 prevede anche che possano essere espropriate iniziative già esistenti: penso non sarebbe ingiusto contrastare l’assalto valutando anche la possibilità di espropriare progetti autorizzati e non ancora realizzati, salvo l’indennizzo dei soli costi di progettazione e non dei mancati guadagni. Mi sembrerebbe una giusta risposta a chi a fini meramente di speculazione privata ha recentemente avviato gli espropri dei nostri suoli agricoli.
Le aree idonee
Ai sensi del D.lgs 199/2021 il Governo avrebbe dovuto emanare, entro 180 giorni, i decreti interministeriali aventi per oggetto i criteri e i principi direttivi sulla base dei quali le Regioni, a loro volta, avrebbero dovuto emanare la Legge sulla aree idonee e non idonee.
Il Governo non ha rispettato la sua stessa norma con il risultato che, a seguito di tale inottemperanza, la materia è ancora governata dalle disposizioni del D.lgs 199/2021 (aree idonee ex lege) e dalla Linee Guida D.M. 2010.
Oltre al necessario immediato ricorso alla Corte Costituzionale, per inottemperanza, nei confronti del Governo, è urgente che nella Legge Quadro in materia energetica, di cui al punto successivo, la Regione porti a termine in pochi mesi l’individuazione di tutte le aree idonee disponibili ad accogliere, senza costi paesaggistici e legati al sacrificio di aree agricole, gli impianti di produzione di energia da FER.
PHASE OUT dalle fonti fossili
Leggo dalle dichiarazioni riportate sulla stampa che l’intenzione sarebbe quella di valutare la realizzazione di un rigassificatore e quindi di sostenere lo sviluppo di infrastrutture per il Gas.
Ora, siamo tutti consapevoli che la transizione energetica non si realizzerà in pochissimo tempo e che il Gas è comunque una fonte energica di transizione necessaria. Ma un conto è considerarlo tale, e quindi facilitare la transizione mediante strumenti temporanei (per es: le navi gasiere), altro è investire o co-investire ingenti risorse pubbliche per dotare la Sardegna di infrastrutture di lungo periodo destinate al Gas, mentre tutti gli indirizzi programmatici e normativi europei e nazionali ci impongono l’abbandono nel medio periodo di qualunque fonte fossile.
Perché prevedere costose infrastrutture da ammortizzarsi necessariamente nel lungo periodo, immaginate per ritardare la transizione energetica? A vantaggio di chi?
La politica e il coraggio
Infine, ribadisco la necessità, a mio avviso, di predisporre una Legge Quadro in materia energetica che utilizzi tutte le previsioni statutarie e costituzionali:
– art. 4 lett. e) dello Statuto, competenza concorrente in materia energetica;
– art. 5 dello Statuto che prevede la facoltà di adattare alle proprie particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, riconoscendo quindi alla Regione un ruolo attivo nell’applicazione delle discipline normative statali;
– art. 3 lett. f) dello Statuto e relativa norma di attuazione D.P.R. 22 maggio 1975 n. 480, competenza in materia urbanistica ed edilizia e più in generale “paesaggistica”;
– art. 9 (anche in materia di promozione della ricerca scientifica) e art. 43 della Costituzione in materia di servizi pubblici essenziali e di produzione di energia.
Si avvii subito un confronto con il Governo per l’adozione di una norma di attuazione che chiarisca l’ambito e l’estensione dei principi e dei criteri delle Leggi dello Stato che, in materia energetica, la Sardegna è tenuta a rispettare nell’esercizio della sua potestà legislativa compartecipata;
– si individuino con urgenza tutte le aree idonee a cui immediatamente destinare le richieste di installazione già autorizzate;
– si costituisca la Società Energetica Sarda, a capitale pubblico, cui riservare per pubblica utilità la produzione e gestione di una quota parte di energia elettrica da FER. Una vera e propria Comunità energetica Regionale a cui potranno aggiungersi altre Comunità Territoriali e Comunali;
– si accompagni la transizione energetica con la riqualificazione e il reimpiego di tutti i lavoratori attualmente impiegati nella produzione da fonti fossili;
– si avviino immediatamente i tavoli di confronto con le organizzazioni dei lavoratori per animare un’ampia discussione e condivisione sulla grande opportunità della transizione verso le FER, ma anche sulle difficoltà che devono essere affrontate per tempo, anche utilizzando tempestivamente i fondi del Just Transition Fund e di altri programmi nazionali ed europei disponibili.